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RUBRICA " ABITARE" pubblicazione su Aronese 2008/2011
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Arredare senza confini
QUANTE VOLTE CI è capitato viaggiando di rimanerne affascinati, per la particolarità e la diversità degli ambienti, per i colori o per l’ uso degli spazi che viviamo in altri luoghi. Già passando da una regione all’altra, possiamo osservare le molteplici diversità d’uso degli oggetti di arredo alle particolarità degli ambienti della casa, alle finiture delle facciate, dei colori, dei tendaggi, dei tappeti, dei legni, eccetera, tutto cambia secondo i luoghi e le diverse culture. Queste diversità si notano ancora di più se pensiamo a paesi diversi extraeuropei, con abitudini anche religioso diverse, come ai paese africani, la Cina, .
Parallelamente con il diffondersi delle culture nel mondo si è sviluppato in questi ultimi anni anche un nuovo stili particolare di arredamento. Lo stile di arredamento che definirei senza confini, ossia uno stile di arredamento che può legarsi ai propri viaggi. Significa circondarsi così di oggetti con più o meno di valore, provenienti da culture, religioni e forme d’arte lontane dalle nostre e raccolti duranti i viaggi. Oggetti che a volte ci fanno impazzire per la loro particolarità e che ci ricordano i nostri viaggi e i nostri sogni, perché no.. Si possono, così sperimentare arredamenti anche azzardati, accostando nelle nostre case con un po’ di equilibrio, gli oggetti che più ci hanno sedotto e affascinato, riportandoci nella nostra intimità casalinga ai viaggi e alle avventure fatte.
E così possiamo ottenere, con un po‘ di gusto ad avere veri e propri arredamenti di tipo etnico. Bastano pochi richiami e qualche accostamento ed ecco che Introdurre un oggetto etnico possibilmente originale e importato dai luoghi dei nostri viaggi in una casa in stile moderno può essere un modo originale di reinterpretare la nostra casa.
In questi casi come per gli arredamenti moderno-antico, l’accostamento anche se a volte audace, mantenendo un certa sobrietà, può rendere le nostre case piacevoli e più personalizzate. I colori dei tessuti indiani come i tappeti di diversa origine, vivacizzano i nostri ambienti a volte troppo minimalisti.
Un oggetto cinese di valore, se ben posizionato, può ben inserirsi in un ambiente moderno e high tech. Oggetti etno -africani , possono dare un calore misterioso e di incanto agli angoli della nostra casa.
Quindi in ultima analisi anche in questo caso arredare è solo una questione di gusto e personalità. Nulla vieta di costruire anche degli ambienti interamente dedicati a questa o a quella cultura, per assaporarne lo stile e lo spirito lontano. E’ evidente quindi che il diffondersi delle culture ci permette oggi una sorprendente varietà di stili e di possibilità, ma anche in questo caso per l’arredamento senza confini della nostra casa, si consiglia attenzione e gusto e anche in questo caso gli eccessi possono diventare terribilmente “kitsch”, è importante quindi non perdere di vista la propria sensibilità estetica e di gusto. (consulenze di arredamento arch. M.L. Albertini – studio e show-room- Arona via Monte Zeda, 8 – 393 0514956.)
ARREDARE IL SALOTTO - NUM 8 OTTOBRE 2009
I PICCOLI PARTICOLARI FANNO LA DIFFERENZA-PRESE ELETTRICHE, ZOCCOLINI, PORTE, TERMISIFONI... - NUM 7 AGOST- SETT. 2009
A volte non è necessario spendere in costosissimi arredamenti per caratterizzare un ambiente, oltre al buon gusto, serve un po’ di fantasia e qualche accorgimento. I piccoli particolari, fanno la differenza, anche quelli che molte volte vengono trascurati, come le prese elettriche e gli interruttori o gli zoccolino e le porte. Non dobbiamo pensare che le prese elettriche e i termosifoni sono solo un problema dell’elettricista e dell’idraulico. Gli zoccolini, le porte, le prese elettriche, i termosifoni, non hanno una vita propria, anch’essi fanno parte esteticamente e funzionalmente degli ambienti e sono fondamentali elementi del contesto di una abitazione. Questi elementi che di solito sono trascurati, se eccessivi o stonanti possono darci poi dei problemi al corretto inserimento degli arredi o alla scelta dei colori delle pareti e dei pavimenti. Vorrei quindi porre l’attenzione sugli aspetti estetici di questi elementi, suggerendo alcuni piccoli consigli, tralasciando qui i complessi aspetti tecnici che possono diventare argomentazione futura.
Mi è capitato di entrare in una casa con termosifoni neri che dominavano su tutto quello che avevano accanto. E quante volte il colore delle porte (maniglia compresa) lasciato al caso, vicino a quella bella libreria stava proprio male! Normalmente per quanto mi riguarda, se non si hanno idee precise o volute, preferisco che tutti questi elementi siano un insieme cromatologico neutro.
Le prese elettriche ad esempio se non contestualizzate, belle prese costosissime in radica o di colori sgargianti, diventano nell’ambiente, tanti piccoli bottoncini che risaltano e che difficilmente si adattano poi, vicino a un certo arredamento o a un bel quadro. Questa attenzione “estetica” deve essere posta anche per gli zoccolini, che se troppo vistosi o di un colore contrastante con le pareti o il pavimento, possono diventare delle fastidiose linee orizzontali.
Ad esempio se gli zoccolino non si vogliono fare neutri o del colore delle pareti o di un colore che richiama il pavimento, possiamo farli dello stesso colore del telaio della porta, e, perché no, gli stessi colori, possono essere ripresi anche per altri accessori, come appunto per le prese elettriche. Tutto ciò, sempre senza esagerare con la scelta di colori troppo sgargianti e vincolanti, salvo il fatto che ciò non sia voluto e controllato, avendo già ben chiare all’inizio le scelte dei colori delle pareti e del tipo di arredamento che si andrà a realizzare.
In caso contrario i contrasti e il sovrapporsi di questi elementi di contesto potrebbero essere disastrosi. Quello che fa la differenza tra gli elementi di arredo e gli elementi funzionali di contesto degli ambienti appunto: zoccolino, porte, prese elettriche, finestre, punti luce, eccetera, è che la loro contestualizzazione futura non è facilmente adattabile. Quindi se, non si hanno le idee chiare di come sarà il contesto, è meglio che questi elementi rimangano neutri con le pareti.
E’ evidente che se ognuno di questi elementi diventa predominante, gli elementi di arredo che vi si andranno poi ad accostare dovranno essere equilibrati e contestualizzati a loro volta.
Altro fattore molto importante è l’attenzione da porre alla loro corretta posizioni, da non lasciare mai al caso. Le distanze delle aperture delle porte dalle pareti, la collocazione dei termosifoni, le altezze e la posizione delle prese elettriche, dei punti luce, le finestre e le persiane per l’esterno, devono essere verificate con attenzione. Quante volte ho dovuto “penare” per far stare un armadio perché, proprio lì, c’era un termosifone o la spalla della porta era inferiore al fatidico modulo 60! In questo senso quindi è opportuno già in fase di costruzione, se si ha la fortuna di seguire una costruzione, o in fase di ristrutturazione, ancora più complessa, rivolgersi a un professionista, che consideri la collocazione di questi elementi non solo da un punto di vista tecnico formale, ma anche e soprattutto attraverso la scelta distributiva e volumetrica dell’arredamento che si vuole collocare. In particolare occorre verificare la posizione degli armadi, degli elementi della cucina, le prese elettriche della zona soggiorno, ad esempio. Sapere dove collocare il quadro elettrico o i termosifoni, i punti luce o le prese elettriche, sono scelte che se, fatte prima di intervenire, ci proteggono da difficoltà e da stress futuri; più il contesto è difficile e complesso, ricco di elementi dominanti, e più importante è inserire con equilibrio e progettualità ogni oggetto, e anche se piccolo come una presa elettrica, non va lasciato al caso.
IL COLORE NELL'ARREDAMENTO - NUM 5 GIUGNO 2009;
Il colore nell’arredamento
La scelta progettuale che porta a scegliere quel colore per quell’ambiente è dovuta all’insieme delle scelte che caratterizzano la professione dell’architetto. All’interno di queste scelte rientrano un insieme di fattori oggettivi e soggettivi: l’ambiente culturale, l’oggetto del progetto, il cliente a cui ci si rivolge, ma anche la capacità di osare del progettista.
L’insieme dei fattori soggettivi e oggettivi delle scelte dei colori si mischiano agli elementi psicologici e alle necessità dettate dalle esigenze d’uso di un determinato ambiente piuttosto di un altro.
La domanda quando un certo colore sta bene in un certo ambiente, non ha mai una risposta univoca.
Quando parliamo di colori di un ambiente parliamo anche dell’associazione delle diverse sensazioni che proviamo quando entriamo in un certo ambiente. Queste sensazioni sono suscitate dai colori e dalla luce che in esso vi ritroviamo.
La scelta e gli accostamenti dei colori, molte volte, nell’arredamento come nella pittura, sono utilizzati per dare un senso o un diverso significato alle cose rappresentate. Si pensi ad esempio al diverso significato del giallo di Mondrian ( colori base), rispetto il giallo di Van Gogh ( con colori complementari) Si possono creare ambienti con colori estremamente complessi in spazi semplici e vuoti, oppure al contrario. Possiamo ottenere combinazioni di colori secondo precisi schemi o accordi cromatici. Alcuni colori si combinano più facilmente di altri, mentre alcuni, come ad esempio un rosso e un verde, in quanto colori complementari, creano un maggiore contrasto e attrazione. Oppure si possono creare combinazioni cromatiche tipo il “pointillisme” dei pittori neo impressionisti, o un reticolo di colori come nei tessuti.
Pensiamo ad esempio alla sensazione che proviamo quando entriamo in ambienti particolari e ai colori che li rappresentano, come gli studi medici, con i loro verdini e azzurri, rispetto agli ambienti tinteggiati con i colori caldi dei bar e dei ristoranti o scuri come quelli delle discoteche. Secondo i canoni della psicologia dell’ambiente, i colori tenui e rilassanti di una camera, ci differenziano l’umore, rispetto agli ambienti tinteggiati con colori forti e violenti che eccitano e distraggono. Una volta ho dovuto affrontare lo studio di un ambulatorio pediatrico ed è stato affascinante pensare ai colori, in particolare al rosso, quali stimolo visivo per i bambini.
E’ risaputo come i colori hanno su di noi una grande influenza e possono condizionare i nostri comportamenti, ma, si sa anche che l’influenza dei colori dipende dalla cultura, e non sempre il loro uso può essere generalizzato. Basta pensare ad esempio che in oriente il colore del lutto è il bianco, mentre per noi il bianco rappresenta la purezza della sposa.
La cromoterapia ha evidenziato l’importanza fondamentale dei colori nella vita dell’uomo. Al pari delle forme, il colore ha una sua valenza simbolica ed energetica. Il colore rappresenta l’energia, l’assenza, il buoi e la depressione. I rossi, i gialli sono energizzanti e portano energia alle persone scariche, ma al contrario potrebbero innervosire chi invece è già carico.
Le discipline psico-terapeutiche più disparate hanno portato a definire l’effetto e l’uso dei colori base: rosso col sangue; giallo col sole; blu con il cielo e l’acqua; rispettivamente: rosso energia, giallo cerebrale, blu rilassante; il verde, miscuglio tra il sole e il cielo è per i maestri dello yoga, il colore della calma e del rilassamento; il feng shui aggiunge a questi quattro colori, anche il bianco, unendolo simbolicamente al metallo.
Pensiamo a come ci sentiamo quando passeggiamo in un prato verde o quando entriamo in un luogo completamente bianco.
Altri aspetti possono essere soggettivi, legati al gusto personale, al piacere di vivere in un certo ambiente con certi colori neutri, piuttosto che in uno con colori caldi. Secondo uno stile moderno o classico. Fondamentale è anche valutare il tempo che in quell’ambiente dobbiamo trascorrere. Il bagno per esempio è un ambiente in cui ci si potrebbe sbizzarrire con tutta la tavolozza dei colori, anche se è preferibile mantenere colori legati all’acqua e ai grigi; mentre per lo studio e gli uffici è importante mantenere un ambiente neutro e luminoso per favorire la concentrazione degli utenti, la cucina e il soggiorno abitabili, devono essere caldi e accoglienti.
Lo stesso uso dei colori è fortemente variato nel tempo e nella storia, i colori prima venivano utilizzati anche per funzioni magiche e non solo decorative, oggi l’uso si è sempre più diversificato all’aumentare delle nuove applicazione che la moderna tecnologia ci permette. Abbiamo a disposizione una tale produzione di materiali con colori molteplici, possiamo spaziare dai colori dei tessuti, ai laccati, agli stucchi, ai melaminici, alle ceramiche, ai vetri; dai pavimenti alle pareti, dai soffitti ai mobili, dentro e fuori la casa e gli oggetti, con forme, sfumature e immagini impensabili anche solo pochi anni fa. Superfici con effetti lucidi, madreperlacei, ruvide, tipo pietre, immagini riprese con il computer e impresse in gigantofotografie, particolari della natura che diventano rivestimenti di un soffitto, stucchi, laminati, termosifoni che si mimetizzati e prendono forma delle sculture e rubinetti che danno acqua luminosa e colorata, pietre vere leggerissime, piastrelle tipo pelle e pelle tipo piastrelle… basti pensare al corion e alle diverse resine e alle loro diversificate applicazioni nell’arredamento… e tutto con un occhio attento al sano e all’ecologico… (I prodotti e i campionari dei materiali citati sono visibili presso il mio showroom di via M. Zeda 8, Arona)…ma, l’aumentare delle possibilità di applicazione, di finitura e di colori, fanno aumentare il rischio di fare un gran miscuglio e di sbagliare. Vero è che non esiste un buon modo per armonizzare i colori, al di la dall’approccio teorico, e delle vaste combinazioni di colori che si possono sviluppare, con i materiali a nostra disposizione, esiste la sensibilità personale da seguire, un "proprio" modo soggettivo di intendere e le armonie e di vedere i colori.
IL COLORE NELL'ARREDAMENTO - NUM 5 GIUGNO 2009;
LA LUCE NELL'ARREDAMENTO- NUM 4 MAGGIO 2009;
La LUCE NELL'ARREDAMENTO - NUM 4 maggio 2009;
5 La luce nell’arredamento
Circa due secoli fa la psicologia, affermò che “credere è vedere”. Così alla base dello studio, lo specchio delle percezioni umane non si rifletteva più in un mondo esterno, a cui credere proprio perché visto, ma al contrario quella particolare percezione, rispecchiava i nostri valori interiori riproducendo un mondo che noi vedevamo, proprio perché ci crediamo.
Oggi ovviamente è risaputo che questi due punti di vista non sono del tutto veri, in quanto si basavano sull’assunto di due sistemi distinti del processo visivo: quello percettivo e quello cognitivo. Processi che in realtà sono indissolubilmente legati tra.
Pertanto il sistema percettivo cognitivo è parte di un più grande sistema la cui funzione è l’elaborazione delle informazioni. Quindi le funzioni cognitive sono inseparabili dalle funzioni percettive.
Se si entra in un ambiente interamente illuminato dalla luce diurna di una giornata serena, l'occhio umano percepisce i colori in maniera naturale, i rossi, i verdi ed i blu saranno ben visibili. Alcuni colori sembreranno più luminosi di altri, come i gialli, gli arancioni, mentre altri, appariranno più scuri. Al nostro occhio tutto apparirà normale e passando in una stanza illuminata artificialmente, grazie alla magia del nostro occhio, la notevole differenza cromatica creata dall’illuminazione artificiale, verrà interpretata e corretta automaticamente. Se ciò non accadesse ci potrebbero essere grandi differenze tra i colori visti con la luce diurna e i colori e gli oggetti visti con una luce artificiale. Percepiamo quindi dei colori illusori che in gran parte non corrispondono alla realtà ma, grazie alla capacità di interpretazione e di adattamento del nostro sistema visivo e cerebrale, tutto ci appare normale e consequenziale. Le differenti luci e gli adattamenti che gli organi occhio e cervello creano, ci permettono di non percepire differenze cromatiche particolari, ma i chiari e gli scuri si adatteranno in modo logico. Questo processo di “adattamento” è detto metamerismo, e consiste appunto nella possibilità di avere la stessa sensazione di colore in presenza di luci e colori diversi. Queste considerazioni di ordine "generale" si differenziano poi ovviamente in ogni singolo individuo e di approccio soggettivo all’ambiente che lo circonda. L’approccio personale, va sottolineato, è sempre da considerarsi una buona guida di orientamento per i colori e per l’illuminazione del proprio ambiente, per sentirsi a proprio agio e in armonia nella propria casa.
L'illuminotecnica è la scienza, ovvero la disciplina tecnico/scientifica che si occupa dell'illuminazione a luce solare e a luce artificiale degli spazi sia interni e sia esterni.
In casa possono esserci diverse fonti di luce, ognuna delle quali è capace di "colorare" l'ambiente in maniera caratteristica e diversa. Le lampadine ad incandescenza emettono una luce rossastra, per le piccole potenze la luce è più rossa di quella con le potenze più elevate. Mentre le lampade al neon emettono una luce blu, e mancano di una parte dello spettro luminoso che viene appunto compensata dal nostro occhio e dal fenomeno del metamerismo.
La giusta illuminazione negli ambienti della casa varia in funzioni degli stessi.
In bagno dove è importante avere una luce che ci permette di truccarci ad esempio,, vanno benissimo le normali lampadine ad incandescenza o quelle a basso consumo. Quindi una buona luce diffusa e luci nella zona specchio sono sufficienti. Anche se la loro intensità dipende dai colori del rivestimento, che può essere maggiore, se è scuro; è importante però mantenere il soffitto chiaro o bianco, per evitare fastidiosi riflessi nella zona specchio.
Nella cucina è meglio disporre, oltre una luce diffusa a soffitto, anche di una serie di luci localizzate sotto i pensili per illuminare il piano di lavoro ed il fornello. Solitamente si posizionano lampade al neon, tubi fluorescenti, o faretti ad incasso. Una buona illuminazione dei piani di lavoro riducono gli incidenti domestici e ci permettono di preparare i cibi in sicurezza.
Il tavolo della sala pranzo dovrebbe essere illuminato centralmente a un’altezza ideale di 70/80 cm dal piano. E’ importante avere una bella tavola illuminata senza luci alle spalle o ombre fastidiose.
Nella cucina e nella zona pranzo, è meglio utilizzare delle lampadine ad incandescenza o a basso consumo che valorizzano le “sfumature appetitose” con sfumature calde i nostri piatti. Nel soggiorno possiamo sbizzarrirci con fonti luminose di diversa origine e posizione, secondo le attività che vi si possono svolgere. Lampade sui mobili, lampade per la lettura. In generale è bene posizionare lampade con un variatore di intensità della luce. Per il soggiorno si possono combinare fonti di luce diverse, anche se è meglio non accostare e sovrapporre le fonti di luce calde delle lampadine normali con le luci fredde al neon. Nella zona notte oltre alle luci diffuse è bene prevedere delle luci opportune per la lettura vicino al letto e prevedere di illuminare sufficientemente l’armadio, anche in questo caso eventualmente da una illuminazione con variatore di intensità è adeguata.
Naturalmente quanto qui raccontato è una sintesi di accorgimenti per avere degli schemi semplici e poter scegliere con maggiore consapevolezza come accostare luci e colori, ciò però non deve escludere la forza delle proprie scelte anche ardite che personalizzano e caratterizzano differenziandoli, i nostri spazio.
PERCORSI E LUCI NEGLI ARREDAMENTI INTERNI - DAL CUCCHIAIO ALLA CITTA'- NUM 3 APRILE 2009
Percorsi e luci negli arredamenti interni- Dal “cucchiaio alla città”-
L’ideale di un architetto – superando l’attuale “ipersuperspecializzazione”- è essere in grado di esprimersi nelle diverse scale di intervento, grazie al modo di pensare e di interpretare il progetto, che non deve essere manieristico o di rappresentazione fine a se stessa, ma come un percorso di studio sostenuto, da un rispetto assoluto per il contesto in cui si inserisce e dei molteplici fattori e variabili che concorrono alla sua realizzazione. Nel campo dell’arredamento possono essere i materiali, l’ergonomia, il rapporto interno esterno dell’oggetto e il fruitore finale.
Questo approccio è comune dal piccolo, singolo oggetto di uso quotidiano, al quartiere o alla città, per intenderla come chi meglio aveva già espresso questo concetto con l’architettura razionalista della Bauhaus, W. Gropius. L’ideale dell’architetto non è la specializzazione, ma è la capacità di approccio al metodo di analisi progettuale.
Dal progetto della villa, al singolo elemento di arredo, è necessario porsi attraverso un processo di analisi delle domande: “Da chi viene usato ? Quale ambiente lo circonda? Quale è, o sarà, la sua storia? Con chi verrà in contatto?… Quale sarà la sua anima?
Una delle domande che dobbiamo porci, ed è l’argomento che vorrei trattare, è: “Che percorso devo fare e come cambia lo spazio quando, ad esempio nel campo dell’arredamento, introduco un certo elemento in un determinato ambiente?”
Cosa succede, dentro, fuori e attorno a quel mobile? Sembra banale, ma chiedersi queste cose quando si progetta un mobile o un arredamento è molto simile, per scale diverse, ai grandi progetti, anche se ovviamente le implicazioni sono diverse.
Quante volte abbiamo maledetto quella mensola che non regge i nostri libri, o urtato quel tavolino con gli spigoli troppo acuti e sempre in mezzo ai piedi!! Oppure perché in certi bar chi passa vicino deve farti alzare o non si riesci a passare quando le ante del mobile dell’ufficio sono aperte e tu hai la mani impegnate?!
Anche nel campo della progettazione degli arredamenti è necessario verificare e sistemare i percorsi funzionali e di uso, sia interni che esterni. Dentro la casa e gli ambienti di lavoro, abbiamo, come per le altre situazioni spaziali, dei vuoti e dei pieni; i pieni sono le case, gli ostacoli, i mobili. I vuoti che cosa sono?
All’esterno, nella città, non è difficile pensare che oltre alle case e alle campagne ci sono le strade, e che per muoversi da un luogo all’altro è necessario fare dei percorsi, che sono normalmente regolamentati, ben segnalati, con luci e cartelli, divieti e dissuasori.
Anche in una casa ben progettata questi percorsi esistono e a volte, anche lì, sarebbe più facile creare dei percorsi con le opportune segnaletiche. Dopo aver posizionato nel nostro arredamento tutti i mobili e verificato per ognuno le funzionalità d’uso, è necessario verificare quanto spazio occupano con, ad esempio, tutte le ante aperte e con tutte le ante chiuse e quanto spazio occorre per girarci attorno senza fatica. Come per le strade e nei musei, nell’arredamento privato e nei vari negozi, i percorsi, i luoghi di stazionamento e di arrivo degli utenti oltre allo studio degli ingombri è il mitico modulo 60, che anche qui ritorna, che deve essere verificato come ingombro singolo di percorso per una persona o doppio per due o più persone. (ricordiamoci ad esempio anche il modulo di evacuazione delle norme antincendio. eccetera) I vari percorsi all’interno degli ambienti possono essere regolamentati e tradotti in circolazione, con attenzioni e attese dalle luci e dal loro orientamento; una buona illuminazione è determinante anche negli ambienti chiusi. Lo studio dei percorsi e l’uso degli stessi è fondamentale per la progettazione dei negozi. I percorsi si differenzia e diventano particolari per ogni diverso ambiente come ad esempio per i diversi tipi di negozio, variando dai negozi di abbigliamento, alle gioiellerie, a quelli delle farmacie, dei bar o dei ristoranti, eccetera.
Sono importanti gli spazi di illuminazione e di visibilità della merce, di stazionamento dei clienti.
Quante volte soffriamo per non riuscire ad entrare in un certo negozio perché c’è troppa gente. Oppure quante volte, per guardare quella certa merce ci dobbiamo allontanare dall’espositore o dal banco andando ad urtare chi passa. Lo spazio attorno all’arredo e l’illuminazione sono certamente due fattori complementari e più importanti per il negozio d’oggi.
La quantità e la qualità dell’illuminazione lo spazio creato, il format, varia tantissimo secondo la dimensione dei percorsi, il tipo di merce esposta e il “targhet” dei clienti a cui il commerciante intende rivolgersi. Se un ambiente è ben illuminato con uno studio appropriato dei percorsi, si crea e si rende l’ambiente più accessibile e gradevole, migliorando l’appetibilità di acquisto dei prodotti esposti.
Il percorso in un ambiente piccolo o grande che sia, deve essere studiato, deve poterci permettere di entrare e uscire serenamente, senza urti o disagi, deve essere ben illuminato e ben individuabile.
I sottili fili di analisi dei percorsi, ovviamente si complicano quanto più gli ambienti si complicano, sino ad arrivare ai grandi spazi degli uffici e dei magazzini espositivi o dei musei…dove i percorsi devono essere attentamente studiati ma anche adeguati a precise regole espositive e di sicurezza.
PERCORSI E LUCI NEGLI ARREDAMENTI INTERNI - DAL CUCCHIAIO ALLA CITTA'- NUM 3 APRILE 2009
FARE L'ARCHITETTO E' TRA I MESTIERI PIU' BELLI DEL MONDO - COME NASCE IL PROGETTO - NUM 1 FEBB 2009;
Fare l'architetto è tra i mestieri i più belli del mondo. E’ bello per l’arricchimento quotidiano con i diversi protagonisti delle sue giornate, lo spazio, i clienti e le diverse professionalità. Competenze, idee e scelte che quotidianamente si incontrano in un continuo scambio di opinioni ed esperienze per modellare, arricchire e costruire uno spazio. Scambio che arricchisce il suo progetto e rende compiuto e finito il suo lavoro, le sue idee e tutti gli elementi messi in gioco.
I maggiori protagonisti del progetto sono gli utilizzatori, clienti e utenti, degli oggetti, delle case, dei negozi, dei palazzi e del costruito in genere. O meglio una schiera di uomini, donne, ragazzi e bambini, tutti quanti accomunati dal desiderio di esprimersi. A volte, con una foto trovata su una rivista, con un vecchio oggetto da inserire in un progetto, con una premessa di costi limitati o scelte di modifiche o colori difficili, cercano di inventarsi e fare il lavoro del progettista, tutti quanti accomunati dal desiderio di proporre, con i loro sogni e desideri, una loro particolare interpretazione; quindi, è da questo scambio e dalla conoscenza delle reali esigenze di ognuno di questi elementi, che parte il progetto.
Ma a volte la realtà non è così facile da unire ai sogni, o meglio, i desideri a volte sono difficilmente legabili alle regole del MESTIERE.
Una mestiere, quello dell’architetto, che deve assecondare e confrontarsi con i sogni dei suoi clienti, appunto, la propria “artisticità”, ai problemi “solidi” e a volte rigidi dei budget, dei costi, dei limiti imposti dallo spazio di ambienti già costruiti. Ambienti che, a volte, nascono per un uso diverso; oppure ambienti costruiti in epoche diverse, in cui non c’erano tutte le esigenze tecniche, impiantistiche, igieniche e funzionali, che oggi si hanno. Ambienti che presentano problemi complessi di adeguamento alle idee proposte o volute “dai sogni”: misure, dimensioni, altezze, orientamenti, impianti, spazi, staticità, costi, eccetera. Ambienti che non hanno un’adeguata accessibilità o luminosità, con il coinvolgimento di fattori igienico sanitari, per i quali sono magari richiesti adeguamenti che, molte volte, richiedono interventi non solo strutturali e funzionali, ma interventi che devono anche “calzare” ai nuovi regolamenti edilizi e alla numerosa e “voluminosa” normativa tecnica che, oggi, coinvolge quotidianamente ogni progettista nei tanti e diversi aspetti del progettare e del costruire. L’adeguamento dei sogni e dei desideri vengono soddisfatti attraverso la professionalità, l’esperienza, il confronto allargato tra le variabili messe in gioco in ogni progetto, a partire proprio dal dialogo tra le diverse parti coinvolte, tra chi propone il sogno e il progettista, e tra il progettista e i diversi collaboratori, impiantisti, maestranze e artigiani. Molto spesso non è un esercizio facile far coincidere tutti i desideri con la realtà, e allora si deve in qualche modo adattare lungo il percorso il progetto, selezionando le variabili in gioco a seconda delle priorità pre-stabilite. Priorità che possono spaziare da quella normativa a quella economica, a quella tecnica ed impiantistica, da quella dimensionale, funzionale e distributiva, a quella finalmente di espressione artistica, dove vengono coinvolti i singoli elementi base dell’arredare: le luci, i colori, i materiali, e poi fino al più piccolo particolare di ogni singolo elemento di arredo, il tutto riportato in un unico scenario in funzione di un solo obiettivo, realizzare il sogno del tuo cliente, ma questo è il bello del fare di questo mestiere, l’ architetto: adeguare via, via, ogni singolo elemento per avvicinarsi sempre di più al sogno, all’idea.
Mettere insieme il puzzle di un idea, di in progetto e poi quando questo si esprime e si realizza sentirne la vibrazione nel farlo e nel realizzarlo. I momenti magici del progetto passano attraverso il dialogo rumoroso con le diverse parti, dal cliente alle maestranze, alla scelta dei materiali, delle tecniche costruttive, alle idee riportate sulle carte e sui muri; idee grandi, che a volte si esprimono e si chiarisco in pochi “pezzi di carta”; e un correre di telefonate, contatti, misurazioni, ascolti e consigli. Ambienti vuoti da riempire e tanti desideri e poi da soli immaginarli e ascoltarli.
E’ importante restare soli con il “proprio” oggetto, respirarlo, ascoltarlo, pensarlo e ripensarlo, verificarlo e leggerne i particolari, e ciò che ha attorno. Per ogni ambiente, in particolare per gli ambienti costruiti da arredare, analizzarne i particolari è fondamentale: dai rumori che attorno gli si sviluppano, alle muffe di umidità e dove si formano, ai rumori degli scarichi, gli impianti, le finestre. E poi stare soli con quello spazio che devi progettare, percorrerlo dall’inizio, passo per passo, per fotografarne l’insieme nudo e poi pensarlo finito, pulito, ordinato, con le luci, le pareti tinteggiate, i contro soffitti, i mobili con la loro lucentezza o ruvidità, i materiali e i colori, gli ostacoli, le pareti, i gradini, la scelta di percorsi e di funzioni, per dare alla fine ai protagonisti principali quali lo spazio, l’architettura e gli uomini, le donne, i ragazzi e i bambini, la giusta importanza e il giusto peso. E’ questo il magnifico viaggio in cui vorrei coinvolgere il lettore, attraverso un percorso di analisi che andrà dalla lettura dell’ambiente, ai trucchi del mestiere, all’analisi dei materiali e agli oggetti dell’arredare…ma poi… lasciatemi sola, tra le pareti che rimbombano di vuoto…
FARE L'ARCHITETTO E' TRA I MESTIERI PIU' BELLI DEL MONDO - COME NASCE IL PROGETTO - NUM 1 FEBB 2009;